In montagna si parte presto, e non si fanno che poche soste. Questo non è per spirito di penitenza, ma perché un margine ampio di tempo per arrivare è fattore di sicurezza, perché alla mattina fa meno caldo, e perché in un regime di alta pressione stabile normalmente il tempo è sereno al mattino e le precipitazioni avvengono nel pomeriggio. Per questi motivi, oltre alle raccomandazioni sulla dieta date al capitolo “Mangiare e amare”, a mezzogiorno non ci si ferma a cucinare manicaretti. Avvisare del proprio itinerario, rispettare i tempi e comunicarli, non è solo buona educazione, può diventare vitale. Non ci si divide, non si lascia indietro nessuno.
Se le possibilità di rifornirsi di acqua possono essere limitate (mi raccomando la borraccia), per l'acquisto del cibo possono diventare nulle: si studi accuratamente la cosa per essere totalmente autonomi. Questo vale a maggior ragione per medicinali e cerotti...
In una società perennemente connessa può sembrare strano che il telefonino non sempre e ovunque abbia campo: in montagna può succedere (e può anche essere una esperienza liberatoria).
Lo sforzo fisico in montagna richiede acclimatamento, è bene quindi prevederlo nella preparazione delle giornate. Soprattutto se si pensa di raggiungere quote elevate in poco tempo: attenzione il mal di montagna non è solo un mal di testa e senso di nausea passeggero, è un edema cerebrale. Una corretta preparazione imporrebbe anche di verificare la forma fisica di ognuno, e magari fare un po' di allenamento nei mesi precedenti. Mai fatto un'uscita provando a camminare in salita con uno zaino uguale a quello che porterete in route? siete giù di tono muscolare o 25 kg di cose inutili sono troppi? Ognuno valuti poi che handicap può essere non solo la disabilità, ma anche problemi anche temporanei di deambulazione, una recente rottura dei legamenti o una storta, le bolle ai piedi, soffrire di vertigini, asma, essere soggetti ad attacchi d'ansia, essere sovrappeso... Per questo è importante si calibrare attentamente l'itinerario, sia mettersi alla prova per tempo.
Infine, si faccia attenzione che la montagna è un ecosistema delicato, sia per gli aspetti naturali che per quelli umani. Anche se la presenza dell'uomo si percepisce meno che altrove, tutte le nostre montagne sono state “addomesticate” nel corso dei secoli (non pensiate che si formino da soli prati, castagneti, sentieri, etc.), e teniamo presente che le condizioni in cui le troviamo sono il frutto del lavoro di chi ci vive e fatica. Allora dovremo ricordare che quello che a noi sembra una foresta incontaminata è il salotto di casa per la signora che va a funghi, per il boscaiolo, per l'operaio forestale, per il malgaro, e quindi fare attenzione a non calpestare i prati da falciare, non lasciare tracce e cacche, riportare indietro la propria spazzatura, insomma non comportarsi come elefanti in un negozio di cristallerie o come i padroni del mondo. Garbo, stile, discrezione, saranno certamente apprezzati, come anche salutare chi si incontra (una delle cose più belle sui sentieri). Non escludiamo anche di fermarci a parlare con la gente del posto, a offrire un aiuto per spostare legna o per rastrellare un prato, un'ora persa di cammino sarà ripagata ampiamente!
Non diamo per scontato che ovunque si possano piantare le tende: quasi sempre è vietato, o bisogna accordarsi col proprietario o verificare da che altezza ci si può fermare per la notte, nei parchi è sempre proibito.
Per apprezzare meglio i posti che attraverseremo, perché non documentarsi prima anche sugli aspetti naturalistici, geologici, botanici, o sulle storie che i luoghi raccontano, la civiltà i personaggi, le vicende delle valli?